Uno smile sovrapposto ad un foto o immagine che ne entra a far parte e la stravolge radicalmente; è il lavoro artistico di Fiuto, il quale opera in differenti campi utilizzando tecniche molto lontane fra loro. La street art incontra la pittura attraverso una gioco di livelli differenti. Le ispirazioni di Fiuto provengono dall'intera storia dell'arte, dei fumetti, dei giornali e della cultura popolare, è facile individuare cosa o chi c'è sotto lo stickers ma non lo si può vedere. L'intervista con l'artista permette di addentrasi nell'arte di Fiuto.
Nasci come artista autodidatta, che
spazia in differenti segmenti dell'arte, quand'è che hai sentito la necessità
di entrare a far parte di questo "mondo"? Qual è stata la tua prima opera?
La prima volta che ho sentito
questa necessità, è stata quando ho visto un mio compagno di classe delle
elementari, figlio d'arte, prendere una matita e disegnare un delfino su un
foglio da disegno. Lì ho scoperto la meraviglia e lo stupore del creare con un
semplice tratto e un attrezzo di uso comune come una matita, con perfezione e
maestria il profilo di questo animale e mi innamorai del disegno. Ho provato ad
avvicinarmi a questo desiderio di rappresentare immagini tratte da libri e
fare i primi scarabocchi sui fogli, fino a partecipare alle prime mostre della
scuola. Anche alle scuole medie sentivo la necessità di disegnare, ero molto
portato per il disegno tecnico e i vari lavori artistici. Mi dava un senso di
gioia e di libertà, e avevo avuto il suggerimento di conseguire una formazione
tecnico-artistica, ma ho preferito fare il liceo scientifico, e poi andando
avanti con l'università ho "vagato" tra gli studi matematici, di
architettura e di filosofia. Non avevo però mai fatto l'artista. Poi a Milano,
un giorno, ho scoperto l'arte dei graffiti e ho iniziato ad interessarmi al
movimento, a fare le mie prime "incursioni urbane". La mia prima
opera l'ho realizzata nel mio box circa all'età di 19 anni. Pennello alla mano
e acrilico su tela. Una pittura
istintiva, forse surrealista, che ho esposto in un locale e che poi ho subito
venduto. La soddisfazione di questo primo successo, da li a poco ogni settimana
in quel locale riempivo le pareti con una mia prima personale, mi ha portato a
credere che poteva essere la mia strada. C'era in quell'opera tutto ciò che
avevo assimilato negli anni: il taglio, la geometria, la nuova figurazione, la
pop... la cucitura l'astrazione...ecc ecc.
Con la citazione "Errata
Corrige" si può riassumere il tuo lavoro artistico. Tu stesso ti definisci
"Attualmente cerca di distruggere tutta l'arte concettuale di maniera e
intubarla in pittura d'adozione". Cosa significa per te?
Molto tempo fa si conduceva una
ricerca ossessiva sull'originalità. Cosa dà fastidio a Fiuto? Non le correnti
artistiche in sé, ma tutto quello che scatenano. Ossia l'emulazione, la voglia
di interpretare, analizzare, approfondire e in sostanza modificare il
"gesto artistico" d'origine. Praticamente la mia è una censura sulla
finta rivoluzione sociale di riflesso a quella delle culture che l'hanno
concepita per istinto quasi di sopravvivenza.
Nelle tue opere reinterpreti con un
occhio critico soggetti e opere famose incollandovi la tua faccia-logo. Cosa
rappresenta? Come avviene questo processo di sovrapposizione artistica e di
decostruzione della cultura artistica alla portata di tutti?
In realtà la faccina in sé è la
sintesi del mio ritratto facciale. Niente di più. La mia ricerca iniziata con
la computer grafica è prima con i processi di fotomanipolazione o fotomontaggio
li ho scoperti sempre amputando dalla figura umana la parte del viso
sovrapponendo una mia foto o in altri casi quelle di animali. Con
questa tecnica oggi molto in voga ho iniziato i primi lavori amatoriali su
cartoline dei miei calciatori preferiti o miti del cinema e personaggi famosi.
Sempre rubandone l'identità e celandone il volto, per poi coprirlo con il mio. Con il passare del tempo la visione
si stilizzava sempre più prima illustrazione e fotografia poi sagoma fino a
diventare un cerchio un sorriso due occhi e un lungo naso.
A Milano in zona Tortona, così ho
conosciuto le tue opere, ma sono presenti anche a Berlino, Amsterdam,
Barcellona e Venezia, si trovano delle tue opere, installazioni di street art.
Come agisci, qual è il processo che ti porta a queste opere?
Il procedimento inizia con una
ricerca su internet tra blog e siti d'arte. Sostanzialmente scarico le immagini
senza pensarci troppo e senza un particolare criterio, anche se so che potrebbe
costarmi caro in alcuni casi. Però la creazione del personaggio di Fiuto (che
io intendo come una rivisitazione del Pinocchio di Collodi) mi ha portato a
creare una faccia che ricorda molto quella di un artista francese... e tempo
dopo arrivare all'attuale smile in forma picassiana-pop. Applicarlo sopra le
immagini che ho trovato per me è come mettere un marchio, come il codice a
barre sui prodotti che acquisto. Non mi appartiene del tutto, ma sono io che lo
faccio vivere, anche per far conoscere - sotto forma di esposizione urbana - le
opere di altri rivisitate.
Il 27 ottobre parteciperai alla
collettiva "l'arte dice No!" contro la violenza sulle donne; che
ruolo svolge/può svolgere l'arte attraverso questa iniziativa?
Un evento di questa portata, dà
agli artisti la possibilità di esprimere il loro sostegno concretamente,
trasformando in immagine un pensiero, una sofferenza o una richiesta di aiuto.
Ognuno di noi dà il suo personale contributo alla sensibilizzazione ma è
importante capire che non è una semplice carrellata di esibizioni. Anzi, sono
convinto che si tratti di una collaborazione potente di tanti linguaggi
artistici che lanciano lo stesso messaggio di speranza.
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