domenica 20 ottobre 2013

Interview with Fiuto


Uno smile sovrapposto ad un foto o immagine che ne entra a far parte e la stravolge radicalmente; è il lavoro artistico di Fiuto, il quale opera in differenti campi utilizzando tecniche molto lontane fra loro. La street art incontra la pittura attraverso una gioco di livelli differenti. Le ispirazioni di Fiuto provengono dall'intera storia dell'arte, dei fumetti, dei giornali e della cultura popolare, è facile individuare cosa o chi c'è sotto lo stickers ma non lo si può vedere. L'intervista con l'artista permette di addentrasi nell'arte di Fiuto.


Nasci come artista autodidatta, che spazia in differenti segmenti dell'arte, quand'è che hai sentito la necessità di entrare a far parte di questo "mondo"? Qual è stata la tua prima opera?
La prima volta che ho sentito questa necessità, è stata quando ho visto un mio compagno di classe delle elementari, figlio d'arte, prendere una matita e disegnare un delfino su un foglio da disegno. Lì ho scoperto la meraviglia e lo stupore del creare con un semplice tratto e un attrezzo di uso comune come una matita, con perfezione e maestria il profilo di questo animale e mi innamorai del disegno. Ho provato ad avvicinarmi a questo desiderio di rappresentare immagini tratte da libri e fare i primi scarabocchi sui fogli, fino a partecipare alle prime mostre della scuola. Anche alle scuole medie sentivo la necessità di disegnare, ero molto portato per il disegno tecnico e i vari lavori artistici. Mi dava un senso di gioia e di libertà, e avevo avuto il suggerimento di conseguire una formazione tecnico-artistica, ma ho preferito fare il liceo scientifico, e poi andando avanti con l'università ho "vagato" tra gli studi matematici, di architettura e di filosofia. Non avevo però mai fatto l'artista. Poi a Milano, un giorno, ho scoperto l'arte dei graffiti e ho iniziato ad interessarmi al movimento, a fare le mie prime "incursioni urbane". La mia prima opera l'ho realizzata nel mio box circa all'età di 19 anni. Pennello alla mano e  acrilico su tela. Una pittura istintiva, forse surrealista, che ho esposto in un locale e che poi ho subito venduto. La soddisfazione di questo primo successo, da li a poco ogni settimana in quel locale riempivo le pareti con una mia prima personale, mi ha portato a credere che poteva essere la mia strada. C'era in quell'opera tutto ciò che avevo assimilato negli anni: il taglio, la geometria, la nuova figurazione, la pop... la cucitura l'astrazione...ecc ecc.
Con la citazione "Errata Corrige" si può riassumere il tuo lavoro artistico. Tu stesso ti definisci "Attualmente cerca di distruggere tutta l'arte concettuale di maniera e intubarla in pittura d'adozione". Cosa significa per te?
Molto tempo fa si conduceva una ricerca ossessiva sull'originalità. Cosa dà fastidio a Fiuto? Non le correnti artistiche in sé, ma tutto quello che scatenano. Ossia l'emulazione, la voglia di interpretare, analizzare, approfondire e in sostanza modificare il "gesto artistico" d'origine. Praticamente la mia è una censura sulla finta rivoluzione sociale di riflesso a quella delle culture che l'hanno concepita per istinto quasi di sopravvivenza.
Nelle tue opere reinterpreti con un occhio critico soggetti e opere famose incollandovi la tua faccia-logo. Cosa rappresenta? Come avviene questo processo di sovrapposizione artistica e di decostruzione della cultura artistica alla portata di tutti?
In realtà la faccina in sé è la sintesi del mio ritratto facciale. Niente di più. La mia ricerca iniziata con la computer grafica è prima con i processi di fotomanipolazione o fotomontaggio li ho scoperti sempre amputando dalla figura umana la parte del viso sovrapponendo una mia foto o in altri casi quelle di animali. Con questa tecnica oggi molto in voga ho iniziato i primi lavori amatoriali su cartoline dei miei calciatori preferiti o miti del cinema e personaggi famosi. Sempre rubandone l'identità e celandone il volto, per poi coprirlo con il mio. Con il passare del tempo la visione si stilizzava sempre più prima illustrazione e fotografia poi sagoma fino a diventare un cerchio un sorriso due occhi e un lungo naso.
A Milano in zona Tortona, così ho conosciuto le tue opere, ma sono presenti anche a Berlino, Amsterdam, Barcellona e Venezia, si trovano delle tue opere, installazioni di street art. Come agisci, qual è il processo che ti porta a queste opere?
Il procedimento inizia con una ricerca su internet tra blog e siti d'arte. Sostanzialmente scarico le immagini senza pensarci troppo e senza un particolare criterio, anche se so che potrebbe costarmi caro in alcuni casi. Però la creazione del personaggio di Fiuto (che io intendo come una rivisitazione del Pinocchio di Collodi) mi ha portato a creare una faccia che ricorda molto quella di un artista francese... e tempo dopo arrivare all'attuale smile in forma picassiana-pop. Applicarlo sopra le immagini che ho trovato per me è come mettere un marchio, come il codice a barre sui prodotti che acquisto. Non mi appartiene del tutto, ma sono io che lo faccio vivere, anche per far conoscere - sotto forma di esposizione urbana - le opere di altri rivisitate.
Il 27 ottobre parteciperai alla collettiva "l'arte dice No!" contro la violenza sulle donne; che ruolo svolge/può svolgere l'arte attraverso questa iniziativa?
Un evento di questa portata, dà agli artisti la possibilità di esprimere il loro sostegno concretamente, trasformando in immagine un pensiero, una sofferenza o una richiesta di aiuto. Ognuno di noi dà il suo personale contributo alla sensibilizzazione ma è importante capire che non è una semplice carrellata di esibizioni. Anzi, sono convinto che si tratti di una collaborazione potente di tanti linguaggi artistici che lanciano lo stesso messaggio di speranza.
 

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