Gentile Luca, quando
nasce la tua prima opera, con essa anche la tua carriera d'artista, quand'è avvenuto? come si è giunti a quest'affermazione e consapevolezza?
E’ stato un avvicinamento
progressivo, difficile dire qual’è la prima. Spesso i lavori che consideri
importanti sono quelli più imbarazzanti per il “pubblico dell’arte”. Quando
scopri e la scoperta diventa formale, quella forma è immatura e goffa.
Tralasciando queste fasi, il primo ad essere accettato dal “sistema” è stato,
nel 2007, “Supersymmetric Partner”. Si tratta di una serie di fotografie dove
mi si vede saltare nei musei davanti alle cene di Paolo Veronese. Un
pellegrinaggio durato circa due anni ma non del tutto concluso, mi sono
lasciato l’ultimo salto, per la “Cena in Casa di Simone” esposta alle
Gemaldegalerie di Dresda. Mi piace l’idea di dilatare e comprimere il tempo, è
un po’ come aprire e chiudere delle parentesi.
Non direi di essere giunto alla
consapevolezza, so quello che mi interessa e ho circoscritto un territorio
d’azione, ma le cose cambiano, le scoperte e le invenzioni modificano il
percorso, quando meno te lo aspetti, è una parte faticosa ma molto divertente.
Indaghi, sperimenti e
applichi; le tue opere richiamano il mondo della fisica, qual'è il tuo legame
con essa?
Mi affascinano i mondi paralleli
tra le discipline e tra le persone, in ogni settore avvengono delle
rivoluzioni, alcune più significative di altre, ma nella mente dello
“specialista” che le vive sono spesso considerate come le più significative e
fondamentali. Alcune volte il potenziale è così alto che di li a poco tutte le
persone che non avevano mai sentito parlare di un certo argomento vengono
colpite e modificate, come accadde per esempio in europa con la Riforma
Luterana nel XVI sec. d.c. Io credo che le cose migliori nascono quando due
scoperte parallele si uniscono, più che fronteggiarsi, mi viene in mente per
esempio come Andrew Wiles è riuscito a risolvere l’antico teorema di Fermat nel
1995, fondendo diversissimi approcci matematici ritenuti fino ad allora
totalmente inconciliabili. E’ vero stiamo sempre parlando di matematica nella
matematica ma lo stesso è applicabile ad ogni branca del sapere, non bisogna
perdere di vista l’immagine globale, ogni cosa che ci circonda ci influenza e
quindi ogni cosa conduce al risultato. Il mio legame con la scienza nasce da
questi presupposti, la fisica delle particelle da una parte con gli esperimenti
del CERN di Ginevra e la fisica teorica dall’altra, impegnata nella
formulazione di una nuova teoria di gravità quantistica, sono tra gli argomenti
che tutti, nel giro di pochi decenni, impareranno a conoscere. Il fatto che lo
dica un non-specialista, dovrebbe aumentare l’attendibilità dell’affermazione.
Le tue opere portano
con se il rigore scientifico, la geometria, se dovessi affiancarti ad uno
scienziato chi sceglieresti e come mai? si può trovare la sua influenza nelle
tue installazioni?
Il mio lavoro non è di sola
ricerca e lettura, tutto quello che includo nei progetti finali è il prodotto
di una frequentazione reale con alcuni protagonisti della ricerca scientifica
contemporanea. Tutte le persone con le quali ho parlato rientrano e modificano
i miei lavori. Un esempio eclatante è “THE QUANTUM GRAVITY CAVE”
un’installazione prodotta durante le mie residenze presso il Perimeter
Institute di Waterloo, la Penn State University di State College, l’Albert
Einstein Insitute di Berlino e la Facultée de Science de Marseille, è composta
da 47 impronte di mani di altrettanti ricercatori di Gravità Quantistica
ottenute fotografandone la luminescenza prodotta da uno schermo al fosforo. Ma
senza la pazienza di Carlo Rovelli, Brian Greene, Francesca Vidotto, Lee
Smolin, Daniele Oriti, Abhay Ashtekar, Eugenio Bianchi e Martin Bojowald,
difficilmente avrei potuto guardare da così vicino, idee tanto coraggiose. Ma
se dovessi affiancarmi ad uno scienziato tra quelli “storici” la mia scelta
cadrebbe forse su Paul Dirac, per il suo legame profondo tra matematica e
bellezza.
Nella serie “wall
String” utilizzi barre metalliche, palline che vanno a formare un'unica
scultura, qual’è il significato delle opere e come nascono le forme e i diversi
istanti rappresentati?
A questa domanda è difficile rispondere con semplicità e
velocità, descriverei il lavoro per com’è composto e probabilmente confonderei
con alcune parole chiave fuorvianti. E’ forse più costruttivo dare qualche
spunto su quali siano i problemi, quindi li elencherò come una serie di domande
mie a cui ciascuno dei miei lavori si sforza di rispondere:
1- Come si esplode un lavoro in uno spazio su più tempi?
2- Come si crea un’opera indipendente dal sistema di riferimento?
3- Come si organizza un lavoro delocalizzato con un tempo “interno” non lineare?
4- Come si visualizza la Pre-Geometria?
5- Come si rompe la simmetria al fine di creare la percezione della forza?
6- Come si visualizza una sovrapposizione di stati?
7- Come si immagina la simultaneità di due eventi senza avere due menti?
8- Come si visualizzano 7 dimensioni in 4 dimensioni?
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