Nico Vascellari, classe 1976, è artista, performer e musicista italiano. Il suo lavoro è caratterizzato dal suono, dal gesto e dalla natura che si incontrano e fondono all'interno dei suoi lavori, una linea sottile li divide. Formatosi nell'underground punk hardcore, affianca la carriera da musicista, prima con i With Love e oggi con i Nino du Brasil, a quella di artista. Nel 2009 apre al pubblico Codalunga il suo studio sperimentale a Vittorio Veneto (Treviso), dove propone artisti internazionali underground e numerosi progetti che mettono in luce il suo legame con il territorio circostante. Di seguito vi propongo la mia intervista con Nico Vascellari.
Chi è Nico Vascellari e qual'è il percorso che ti ha portato a definirti artista?
La definizione di artista è nata nel momento in cui ho compreso che avrei desiderato vivere senza dover rendere conto a nessuno se non a me stesso delle mie azioni e scelte. Essere artista per me è una forma di resistenza, una volontà di indipendenza emotiva e intellettuale.
La tua formazione inizia con la musica, successivamente l'evoluzione verso le performance e le installazioni, com'è avvenuto questo processo? Se dovessi riassumere le tappe, quali sono le principali?
Non ho mai chiamato musica quella che facevo con With Love non solo perché non mi ritenevo un musicista ma sopratutto perché tutta quell'esperienza per me è stata principalmente una forma di attivismo politico e sociale. L'evoluzione è stata parte di un processo che mi ha portato a sentire necessario ampliare i mezzi della mia espressività. Indubbiamente è stato fondamentale abbandonare l'Università, aver frequentato Fabrica, aver abbandonato Fabrica per trasferirmi in Olanda e intraprendere un percorso individuale.
La natura svolge un ruolo all'interno dei tuoi lavori, trovo che l'imprevedibilità e l'istinto che la domina si ricorrente in quello che fai. Come avviene questo processo di rielaborazione?
In maniera piuttosto tradizionale direi. Da sempre la contemplazione e l'analisi della natura ci ha portato a riflettere sulla nostra condizione umana. Il mio è un percorso a ritroso nel tempo alla ricerca di fossili di esperienza.
Con il lavoro "Nico and the Vascellaris" hai vinto il premio Internazionale della Performance; osa ha significato per te? Come si colloca questo progetto all'interno del tuo percorso artistico?
È stato uno dei miei primi lavori e per ovvie ragioni uno ai quali sono più legato. Mi chiedevi prima rispetto al definirsi artista; è un processo simile al credo religioso e in questo senso a partire da me è stato fondamentale trovare fede nelle persone più vicine, famiglia e amici, mentre cominciavo a presentare il mio lavoro agli altri. 'Nico & The Vascellaris' è stato come se per una volta i miei genitori potessero entrare nel mio mondo non sfondandone la porta ma trovandola aperta.
Nel 2002 nasce Codalunga, cosa ti ha portato a quest'apertura, qual'è il manifesto che "dirige" questo luogo? Uno spazio/studio in evoluzione che presenta artisti internazionali, come avvengono gli inviti? e cos'è cambiato dalle origini?
Codalunga è nato nel 2005 quando lo spazio che ospitava il mio studio a Vittorio Veneto non mi è sembrato idoneo per la mia attività e mi stavo trasferendo a Bologna. Ho pensato di aprire uno spazio che potesse in qualche modo essere un estensione della mia ricerca senza necessariamente vedermi protagonista. Era per me anche un presa di posizione rispetto alle istituzioni, un modo per offrire agli artisti un luogo dove sperimentare e sbagliare e anche quella di offrire qualcosa al luogo in cui sono cresciuto forzando quello che definirei un confronto piuttosto che un dialogo. Nel tempo trovo che le tre vetrine sulla strada siano fondamentali per capire l'evoluzione di Codalunga. Inizialmente erano trasparenti, da dentro si vedeva fuori e da fuori si vedeva dentro. Poi ho chiuso le vetrine con dei pannelli di legno e ora sopra ai pannelli di legno invito degli artisti ad esporre dei lavori appositamente creati visibili dall'esterno.
Scholomance (I), Palais De Tokyo 23/03/2017, una serie di performance da te dirette trovano spazio all'interno della foresta metallica che occupa lo spazio. Scholomance (II), Bologna 27/04/2017, ha preso vita il secondo capitolo del progetto. In cosa consiste e come nasce? vedremo altri capitoli in futuro?
Scholomance era il nome di una scuola che di tanto in tanto apriva da qualche parte nella foresta della Transylvania dove il diavolo in persona insegnava a dieci prescelti i segreti della natura e il linguaggio degli animali. Il mio Scholomance è poco differente laddove l'apparizione è una scultura modulare composta da quasi 200 fusioni di alluminio e le materie di studio sono insegnate attraverso l'opera degli artisti da me selezionati e invitati. Le lezioni sedimentano nell'opera stratificandosi così come fanno le foglie, la terra, i funghi e gli animali in putrefazione ai piedi degli alberi della foresta.
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