Ad un anno dalla scomparsa l'Archivio Gabriella Crespi apre le porte della casa milanese della designer-artista con il progetto Invito a Casa, attraverso un percorso che ne esalta i lavori e la collezione. Grazie a Elisabetta Crespi, figlia, stretta collaboratrice e oggi guardiana del patrimonio tutto questo rimane in vita e diventa possibile. Ambra Medda ricorda cla ricorda così Senza dubbio il lavoro di Gabriella Crespi suscita attenzione: quando si entra in una stanza in cui è presente un suo lavoro, è impossibile ignorarlo. Il progetto è a cura di Valentina Tosoni e Fulvio Ravagnani e allestimento di Chiara Colombo. Di seguito vi propongo un intervista a Elisabetta Crespi.
Vorrei iniziare con la mia domanda di rito, chi è Elisabetta Crespi? E cosa significa oggi gestire l'archivio della madre Gabriella Crespi, la sua eredità artistica e culturale?
Non avevo ancora compiuto cinque anni quando mia madre cominciava a presentare le sue prime collezioni. Ricordo tutto dei suoi primi oggetti, alcuni si potranno vedere il 17 aprile in occasione della giornata in cui sarà possibile visitare la sua casa-archivio. Dal 1970 mi occupo della produzione dei suoi pezzi e gestire il suo archivio significa continuare a diffondere e a far conoscere il suo lavoro, ma soprattutto proteggerlo. Molti sono ancora i casi di contraffazione di suoi modelli originali che vengono presentati come autentici. L'impegno del nostro archivio è anche quello di verificare l'autenticità di tutti i pezzi che ci vengono sottoposti e di proteggere quindi anche i nostri collezionisti ed estimatori.
Come definirebbe Gabriella Crespi? un ricordo in particolare di Lei?
Una fonte inesauribile di idee. Nell'arco dei suoi trent'anni di attività ha disegnato e realizzato oltre duemila modelli. Spesso in uno stesso anno presentava più collezioni, utilizzando anche materiali molto diversi tra loro, ma quello che ne risultava era sempre una forte identità che Gabriella sapeva trasmettere in ogni suo lavoro.
Amava disegnare nel silenzio e la ricordo in un giorno d'estate portare con sè il suo blocco degli schizzi su uno scoglio. Da quella giornata nacque una delle sue più belle collezioni.
Gabriella Crespi ha segnato la storia, una persona poliedrica che ha saputo unire design, arte e non solo. Qual'è il progetto che ricorda con più affetto?
Sicuramente la sua casa, il suo rifugio, un eremo fatto di luce e bambù rimasto immutato nel tempo.
Il 17 aprile 2017 si terrà Invito a Casa: "Abitare le Emozioni", un giorno in cui si potrà visitare la casa-archivio arredata, ricca di oggetti creati e collezionati da Gabriella Crespi. Come nasce il progetto e come si svolgerà?
A un anno dalla scomparsa di Gabriella Crespi come archivio ho deciso di avviare un progetto per continuare a diffondere e a far conoscere il suo lavoro. Questo primo appuntamento spero sia il primo di una serie. Vorrei che questa mostra non tradizionale girasse altre città, soprattutto all'estero, dove mia madre ha viaggiato e lavorato.
Il percorso espositivo vuole portare lo spettatore a passare una giornata con la Lei, per raccontarne e condividerne l’intimità, lo stile di vita, il modo di creare e di progettare. Sarà un'occasione veramente unica.
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