Riccardo Benassi, classe 1982, vive e lavora a Berlino. La sua ricerca è caratterizzata dalla disfunzione tecnologica e dal corto-circuito semantico e associativo dato dalla contemporaneità, sia esso privato o collettivo attraverso l'utilizzo di differenti media, dalla cultura al video, passando per la performance. L'artista ha pubblicato differenti libri tra cui Techno Casa, Attimi Fondamentali e Sicilia Bambaataa. Di seguito vi propongo la mia intervista con Riccardo.
Chi è Ricccardo Benassi e qual'è il percorso che ti ha portato a diventare artista?
Sono nato in periferia fra gli ultimi, immaginare un modo per migliorare il paesaggio, e quindi l'esistenza di chi lo abita, è stato automatico, non ho dovuto nemmeno pensarci. Ho goduto del pieno sostegno della mia famiglia e degli amici, costantemente circondato da persone straordinarie. Sono cresciuto grazie all'attraversamento di diverse sottoculture, sopravvivendo ad un certo antagonismo sterile e alla filosofia fine a sè stessa. Ho creduto nell'arte e nell'educazione come nell'unica mia possibilità, con i libri in qualità di degni sostituti, sia dei compagni di viaggio che ho perso per strada, che di quelli che non ho mai potuto incontrare. Sono poi emigrato, non perchè il migliore ma per migliorarmi e per trovare un contesto adeguato alle mie idee. Alla fin fine però, credo che sia tutto iniziato ballando, nel senso che sin da bambino mi è sembrato che ballare fosse un modo immediato per raggiungere la felicità terrena...
Il tuo lavoro ruota attorno all'ambito sonoro-visuale legato alla tecnologia e al disfunzionamento. Cosa caratterizza la tua ricerca multitasking?
Ho ereditato il concetto di multitasking dagli artisti che lo hanno implementato prima di me, e poi è più supinamente dalla tecnologia con la quale mi sono sempre circondato. Si è trattato di trasformare un malessere generazionale in disturbo da deficit d'attenzione in una possibilità. Possibilità che in fondo, forse in maniera irrazionale, mira alla libertà . Perchè multitasking significa occupare più ruoli sociali contemporaneamente. Ovvero è una condizione che spinge ad accettare una sopravvivenza per la quale occorre rivestire più mansioni, più cariche, fare più di un lavoro contemporaneamente, ma dall'altro lato, tutto questo obbliga ad essere in costante comunicazione con se stessi per meglio comunicare con gli altri, e secondo me fa molto bene.
Immagini colorate e slogan regnato all-interno di installazioni e video in modo riccorrente, come in "We all come from Africa", nella mostra Sleep'n'Spleen o in Techno Casa. Cosa accomuna questi progetti?
Ad un certo punto mi sono accorto che i titoli delle mie opere stavano diventando più importanti delle opere stesse, a volte oltre che per il contenuto anche per l'estensione. Allora mi son detto che era il momento di permettere al testo di espandersi. Ho lasciato spazio e tempo alla scrittura, ma è stato un processo lungo perchè tutto questo è iniziato che avevo circa 25 anni, nel 2009. Le opere a cui fai riferimento sono a mio avviso degne rappresentanti "apici" di questo lungo processo. Processo che non è finito, anzi: forse con Daily Desiderio ha raggiunto adesso "letteralmente" un punto di non ritorno.
Credo che Techno Casa e Attimi Fondamentali riassumono perfettamente il tuo lavoro, come nascono i due progetti e cosa li caratterizza?
Attimi Fondamentali è un progetto nato dall'esigenza di pagare tributo a coloro che prima di me, hanno affrontato temi a mio avviso centrali del vivere comune. L'idea era di aggiornare questi temi disegnando uno spazio espositivo, un ambiente, in cui coabitassero opere mie e non solo, provenienti da epoche differenti. Il titolo che ho dato al progetto è infatti una storpiatura di Atti Fondamentali, corpus di lavori realizzato da Superstudio tra il 1971 e il 1972; i cinque atti fondamentali individuati dal gruppo di architetti in quegli anni sono: vita, educazione, cerimonia, amore, morte. Grazie al supporto di Alberto Salvadori, curatore del progetto, e alla stretta collaborazione con Gian Piero Frassinelli "archivista e anima antropologica di Superstudio" siamo riusciti ad organizzare qualcosa che per me, ad oggi, è incredibile. Attimi Fondamentali è stata, nel 2012, la prima mostra in assoluto di Superstudio a Firenze da quando il gruppo si è formato, sempre a Firenze ma ben 46 anni prima, nel 1966. Se mi guardo indietro mi vien da sorridere e mi sembra che sia stato tutto un modo per prendere in giro la linearità del tempo.
Techno Casa è un corpus di 11 video, per la durata complessiva di circa 2 ore e mezza, che è stato declinato in fase espositiva in diversi ambienti, realizzati a partire dal 2013 grazie a commissioni pubbliche e private. Credo che sia stato uno dei progetti video / installativi più importanti della mia vita, principalmente perchè mi sono accorto che realizzarlo mi ha permesso di abbracciare completamente un nuovo me. E'stata la prima volta in cui il testo scritto si è fatto immagine, nel senso che non solo non è più confinato al catalogo o alla didascalia, ma è proprio entrato completamente nell'opera, diventandone elemento centrale. I video sono caratterizzati dalla costante presenza di un testo che scorre "in stile news televisive 24/7" e racconta storie che hanno la pretesa di partire da eventi molto personali per poi generalizzarli e renderli applicabili alla vita di ognuno di noi. Col tempo mi sono accorto che il pubblico di Techno Casa nella maggior parte dei casi si divideva in due categorie: da un lato chi lo giudicava un lavoro troppo impegnativo ed esigente, e dall'altro chi si era lasciato ipnotizzare e "stremato" cercava una sigaretta.
Al Mambo è presente la tua opera Daily Desiderio Domestico, mi puoi raccontare cosa rappresenta il progetto?
Daily Desiderio Domestico è l'emanazione indoor e site-unspecific di Daily Desiderio, l'opera con cui ho contribuito al progetto di parco delle sculture ArtLine a City Life, Milano. Entrambe le sculture hanno un cuore pulsante composto da un schermo a luci led all'interno del quale scrivo e trasmetto un messaggio al giorno per ogni giorno della mia vita, finchè dura. Quando la mia vita finirà , i messaggi che sono stati trasmessi fino a quel momento ricominceranno da capo, a ciclo continuo e giornaliero, a partire dal primo. Entrambe le sculture hanno unestetica povera e funzionale, ma vivono grazie ad uno sviluppo tecnologico avanguardistico. Gestisco i messaggi in remoto, ovunque io sia, e le persone che leggono stanno crescendo ogni giorno. Detto questo, non ho immaginato Daily Desiderio come un oracolo digitale ma al contrario come un modo per fare circolare delle idee, idee mie e di altri che, mi son detto, se sono servite a me possono servire anche a qualcun altro.
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