martedì 21 aprile 2020
Interview with MoRE museum
MoRE museum è uno spazio virtuale che raccoglie e archivia i progetti mai realizzati dagli artisti. Il museo digitale nato nel 2012, oggi è curato da Elisabetta Modena, Valentina Rossi, Marco Scotti e Anna Zinelli, raccoglie progetti di artisti nazionale e internazionali di differenti generazioni, da Ugo La Pietra a Bianco-Valente, Goldschmied & Chiari, Claudia Losi, Masbedo, Jonathan Monk e molti altri. A questo link potete visitare e scoprire i numerosi progetti mai realizzati.
Come e quando nasce More museum?
MoRE nasce il primo aprile 2012 da un’idea di Marco Scotti e Elisabetta Modena e coinvolge da subito diversi dottorandi e ricercatori, molti dei quali legati all’Università di Parma, accomunati da un interesse rivolto alle digital humanities e in particolare ai possibili campi di applicazione di esse in relazione alla pratica espositiva e archivistica. Quello che ha portato alla nascita di MoRE, è stato anche un tentativo di creare uno spazio intrinsecamente legato alle potenzialità del digitale: il non realizzato, nella sua dimensione essenzialmente virtuale (nel senso etimologico di potenziale), si prestava particolarmente bene ad essere raccolto in una collezione accessibile unicamente online.
Cosa caratterizza la vostra idea di museo e come "scovate" i progetti non realizzati dagli artisti?
La nostra idea è che il museo sia un’istituzione programmaticamente mutevole, soggetta a ripensamenti talvolta radicali, in alcuni casi provenienti dagli artisti - si pensi al ruolo giocato dall’Institutional Critique -, in altri dagli attori che agiscono all’interno di esso, dal pubblico o da fattori economici. Nella fase attuale non si può non pensare alle potenzialità offerte dalle tecnologie informatiche anche in questo settore, senza che questo implichi chiaramente un atteggiamento di entusiasmo acritico ma sondandone anche i limiti.
Per “scovare” i progetti ricopre un ruolo essenziale il contatto diretto con gli artisti, che può svolgersi sia attraverso incontri “reali” come studio visit sia virtualmente. Parallelamente svolgiamo un lavoro di ricerca in diversi archivi. Talvolta si tratta anche di cause fortuite: nel corso di altre ricerche capita spesso di imbattersi in opere, mostre o altri progetti che non hanno visto realizzazione.
Qual è stato il primo progetto non realizzato che avete scovato?
In realtà abbiamo da subito iniziato ad aprire un dialogo con diversi artisti la cui pratica ci interessava particolarmente e che pensavamo potessero arricchire non solo la collezione del museo ma anche un dibattito più ampio. La prima acquisizione presentata tuttavia è stata dedicata a tre artisti, di tre generazioni differenti: Cesare Pietroiusti, Jonathan Monk e Ugo La Pietra. Poi abbiamo proseguito con modalità simili, ma lavorando anche su mostre virtuali, momenti di confronto con musei e istituzioni “reali” e progetti curatoriali di vario tipo. La scelta degli artisti è però sempre rimasta un elemento fondamentale nella nostra ricerca.
Se dovesse scegliere un progetto fra i non realizzati, quale scegliereste?
Marco: Ce ne sono tantissimi, ma se devo sceglierne uno sono particolarmente affezionato al progetto non realizzato da Gorgona per il collezionista ed editore Francesco Conz. È stata una delle ricerche più affascinanti e folli che mi sia mai capitato di affrontare.
Elisabetta: citerei Journey from the Yellow Sea to the Sea of Japan (2015) dell’artista “viaggiatore” tedesco Daniel Maier-Reimer. Si tratta del progetto di un viaggio presentato al MMCA – National Museum of Modern and Contemporary Art (Korea), che non venne alla fine accettato. Del progetto non rimane nessuna documentazione e il suo fascino sarebbe stato tutto nella sola realizzazione, perché di solito ciò che rimane dei viaggi/opera di Maier-Reimer sono solo un piccolo nuclei di immagini o addirittura una sola foto.
Valentina: un progetto che avrebbe sicuramente avrebbe creato un dibattito: Forum Vogelsang Banana di Erwin Wurm Anna: È una scelta difficile… personalmente mi ha divertito molto indagare la sezione mai realizzata della celebre documenta di Harald Szeeman del 1972 dedicata al tema della pornografia. Il tema del “non realizzato espositivo” è un settore su cui intendiamo soffermarci particolarmente in futuro.
Presenterete un progetto al MAMbo di Bologna, in cosa consiste e quali progetti non-realizzati esporrete? sotto che forma verranno proposti?
Hidden displays. Il non realizzato a Bologna 1975-2020 consiste in una mostra e in un catalogo, nati con il sostegno del MAMbo, Museo Arte Moderna Bologna, della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e della Fondazione De Mitri di Modena. L’obiettivo è quello di analizzare alcune occasioni espositive e opere d’arte progettate, ma non realizzate, in ambito bolognese dal 1975, anno della nascita della GAM (Galleria d’Arte Moderna), ad oggi. Attraverso la ricerca e il contatto diretto con gli artisti del territorio sono emerse esperienze, ricordi, testimonianze e documenti di numerose occasioni rimaste nei cassetti degli studi degli artisti e dei progettisti che hanno gravitato sul territorio bolognese. In occasione della mostra, la cui apertura è attualmente prevista per la seconda metà di giugno, è pubblicato un volume curato da Elisabetta Modena e Valentina Rossi, edito da MAMbo Edizioni e realizzato su progetto grafico di Sartoria Comunicazione. Il libro propone contributi scientifici sulla ricerca e presenta in successione cronologica i progetti e le mostre non realizzate rintracciati, come capitoli di una storia dell’arte contemporanea bolognese inedita e inevitabilmente frammentata. Sono pubblicate inoltre una serie di interviste a personalità che hanno caratterizzato la vita artistica della città.
Goldschmied & Chiari, Looking for the island, 2007, courtesy the artists and MoRE museum.
Kostis Velonis, Monument for a Forgotten Education (based on Goeritz's and Barragan's “Torres de Satélite”,1958), 2016, courtesy the artists and MoRE museum.
Ugo La Pietra, Nodi Urbani, 1965-1968, courtesy the artists and MoRE museum.
Liliana Moro, Tiramolla 92, 1992, courtesy the artists and MoRE museum.
Eva Marisaldi, 18.20 (Progetto per il Piazzale Caio Mario), 2002, courtesy the artists and MoRE museum.
Ibro Hasanović, Lilium Bosniacum, 2014, courtesy the artists and MoRE museum.
Benni Bosetto, Untitled, 2014, courtesy the artists and MoRE museum.
Claudia Losi, Allora la luna, 2004, courtesy the artists and MoRE museum.
Lorenzo Scotto di Luzio, Scala mobile con deserto, 2012, courtesy the artists and MoRE museum.
Jeremy Deller, Proposal for the Olympic Park Gateways, 2010, courtesy the artists and MoRE museum.
Thomas Braida, Studi per quadri non realizzati. Quaderno 16, 2015-2016, courtesy the artists and MoRE museum.
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