Ingrid Hora, classe 1976, è artista visiva multidisciplinare che vive e lavora a Berlino. La sua ricerca artistica è caratterizzata da esperimenti socio-culturali collettivi, attraverso la realizzazione di sculture performative che portano il pubblico ad interagire e confrontarsi con l'"oggetto". Il suo lavoro dialoga con il contesto in cui è inserito, interagendo e dandovi una lettura in relazione ad esso. Di seguito l'intervista con Ingrid.
Chi è Ingrid Hora e qual'è il percorso che ha fatto per diventare artista?
Ho cominciato a Vienna a studiare Architettura e ho fatto poi il Master in Architecture alla Bartlett, UCL London. Il nido dei Archigramm, che è abbastanza experimentale. Già durante i miei studi avevo un studio d’architettura a Vienna con 3 altri ragazzi dove sono ritornata anche in seguito. Dopo un anno pero’ ho lasciato tutto per tornare a Londra, per studiare al Royal College of Art e ho preso un piccolo atelier in Hackney. Da là tutto ha cominciato. Adesso vivo e lavoro a Berlino.
La tua ricerca è caratterizzata da un taglio socio-politico da cui nascono una serie di performance, opere e film caratterizzati da un aspetto partecipativo. Mi puoi raccontare cosa la caratterizza?
Basandosi su una ricerca di specifici contesti storici e geografici, il mio lavoro riflette sulla nozione di "cemento sociale". Mi interessata a rivelare le crepe nascoste o la fragilità complessiva di un edificio collettivo. Come si fa a far fronte alle norme? Cosa succede quando un insieme di norme crolla o cambia radicalmente? Con delle Performance, spesso anche eventi partecipativi creo delle osservazioni poetiche ed empatiche del mondo così com'è o potrebbe essere.
Vorrei tornare indietro alla mostra Freizeyt dove hai sviluppato una palestra insolita all'interno dello spazio espositivo, corredata da una serie di schizzi di come avrebbe preso forma il progetto che fungono da documentazione/concept; com'è nata l'idea di sviluppare questo lavoro e cosa lo caratterizza?
E’ un progetto che è nato con una bellissima collaborazione con il direttore di Ar/ge Kunst Bolzano, Emanuele Guidi. Tutti due abbiamo questa fascinazione con il Verein (association) dal punto storico e strutturale. Ar/ge Kunst era uno dei primi Kunstverein e Il Turnverein era la prima associazione che è stata fondata. Da la è partita una serie di ricerche. Con la progressiva scomparsa del confine tra tempo libero e lavoro e emergenza del semiocapitalismo, traccio una serie di riferimenti storici che rendono esplicito come la gestione del tempo libero in termini "produttivi" è una preoccupazione che emerge con la modernità. Riferisco alle istituzioni e alle forme associative che hanno cominciato a proliferare in Europa all'inizio del XIX secolo (soprattutto nell'Europa centrale) e il modo in cui lo stato moderno ha permesso alle persone di incontrarsi al di fuori del lavoro. I tre punti focali della mia ricercar erano: Vereine (la radice della parola Kunstverein), Schrebergärten e Turnplätze - il che implica la possibilità di coniugare le attività culturali e ricreative con quelle educative, civiche e culturali. e la politica.
Al Cubo Garruti è stata esposta l'opera The Great Leap Forward del 2011, mi puoi raccontare come nasce e cosa la contraddistingue?
The Great Leap Forward si riferisce alla riforma economico e sociale intrapresa in Cina da Mao Zedong tra il 1958 e il 1961. La scultura, che rappresenta un aiuto a piedi ( Si chiama cosi?) utilizzato da più persone allo stesso tempo, parla della generazione abbastanza vecchia da aver vissuto anche questo periodo come gli altri cambiamenti radicali avvenuti nel mondo da allora. Ridisegnando leggermente questo aiuto in piedi interrogo sulle nozioni di progresso, dipendenza, collettività e la solitudine in relazione alla storia, all'ideologia e all'economia. Usandolo un Gruppo ri-impara a camminare assieme.
Palindrome, realizzata nel 2014, è una delle due tue opere esposte alla Biennale della Val Gardenia, come nasce e quale dovrebbe essere l'interazione/utilizzo fra essa e lo spettatore/utilizzatore?
L'oggetto ha, come dice il nome, nessun inizio e non c'è fine. I visitatori non possono interagire individualmente con il oggetto ha bisogno di un intero gruppo. Il movimento è controllato dall'oggetto e dalle trattative di i singoli corpi del gruppo. Sono proprio interessata nella dinamica dentro nel Gruppo, chi comincia, chi comanda, chi forse cerca dialogo.
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