Chi è Giorgia Fincato e qual'è il percorso che ti ha portato a diventare artista?
S’inizia a disegnare da bambini.. anche in uno scarabocchio un bambino vede qualcosa, i segni vengono prima di qualsiasi regola, alfabeto o numero.. la linea non appartiene ad un linguaggio comune se non educata. Io ho sempre continuato a disegnare anche se davo priorità ad altro. Durante gli anni dell’accademia, il disegno era lo strumento per investigare l’anatomia umana, quello che esponevo erano installazioni.
Cosa caratterizza la tua ricerca e come la definiresti?
Studiando il corpo in movimento ho iniziato a non staccare più la penna dal foglio, abbandonando anche la figura, perseguivo una linea continua che iniziava a svilupparsi su più piani prospettici. Quando mi sono trasferita a NYC 2007, la realtà circostante mi ha fatto capire che non ero un super eroe facendomi scoprire il mio limite: chi sono? una linea. Ok allora andiamo in fondo su questo. Ho abbandonato qualsiasi rappresentazione e ho iniziato solo a disegnare, ore e ore al giorno, ogni giorno, in bianco e nero. Da un gesto tra tanti al mio gesto, senza più cercare un motivo o una spiegazione. Non capivo quale senso la mia presenza avesse in quel momento nel mondo e ho superato questo quesito continuando a disegnare, segnare la mia presenza anche oltre il mio vissuto. sono stata a NYC due anni da allora non ho mai smesso di disegnare. Il disegno è la mia poetica artistica, disegno perché mi piace e in realtà è un’ossessione. E’ una spinta che mi tira a sé e non mi abbandona madide io continuo a tornarci come prima manifestazione dell’io. Il segno che si sviluppa va oltre l’automatismo delle mie funzioni corporee quali lo sbattere le palpebre. Seguire il segno mi muove involontariamente, si evolve autonomamente dalla mia volontà. Il disegno è per me un mio linguaggio che rappresenta anche l’essenziale, racchiudendo in sé l’universale, una linea può esprimere l’infinito.
Come nascono i tuoi lavori con inchiostro su carta che realizzi in differenti formati? qual'è l'impulso che ti porta ad iniziare e quando capisci che l'opera è terminata?
Come il flusso matematico che esprime lo sviluppo delle creature naturali, il disegno per me è una struttura che va oltre il mio pensiero creando un linguaggio non decodificato. E’ la mia musica (le note finite creano infinite armonie), il fluire dell’acqua, degli eventi. Incroci di linee come connessioni o relazioni, io potrei vivere disegnando.
Mi parli del progetto Continua a cercarmi che arrossisco?
Si tratta della mia collezione di ruggine. Io cammino molto osservo tanti particolari. Anni fa ho cominciato a raccogliere alcuni oggetti arrugginiti sulle sponde del fiume, perché attratta dalla forma astratta che assumono a causa dell’erosione subita. Ho iniziato piano piano ad accumularne un po’ e a riordinarli su un foglio bianco, lasciandoli all’aperto. Dopo mesi questi stessi lasciavano la loro impronta creando un disegno. La prima volta che ho esposto questo lavoro è stato nel 2015 riordinando tutti i miei oggetti in un tappeto stretto e lungo sul pavimento di uno spazio espositivo. Sapevo che la mia collezione sarebbe aumentata e da qui il titolo: « continua a cercarmi che arrossisco », come fosse la ruggine a parlare.
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