Alessandro Sambini, classe 1982, è artista multidisciplinare. La sua ricerca è legata alla produzione delle immagini e alla loro circolazione e diffusione, in diversi ambiti di relazione con il pubblico. Dal 2019 lavora alla performance pubblica 1624, curata da Elena Forin. Di seguito l'intervista con l'artista.
Chi è Alessandro Sambini e qual'è il percorso che ti ha portato a diventare artista?
Alessandro Sambini, figlio del medico Gianpaolo Sambini e della maestra Elena Vallin, nasce a Rovigo il 02 Gennaio 1982 ed è un giovane artista di origini polesane. Muove i primi passi tra Trecenta e Rovigo, i secondi tra Bolzano e Trecenta, i terzi tra Londra e Milano. Inciampa a: Venezia, Trieste e Castellammare del Golfo. Strabuca a: Palermo e Boston. Ho iniziato come fotografo nel 2005 utilizzando la Nikkormat di mia madre. Grazie alle grandi risorse dell'Università di Bolzano ho avuto la possibilità di mettere mano a banchi ottici, fotocamere digitali e videocamere. Potevamo portare a casa queste attrezzature per cui ogni fine settimana tornavo in Veneto con un service intero. Ho avuto la fortuna di seguire le lezioni di Francesco Jodice e di conoscere un approccio diverso alla fotografia e all'immagine. Ho scoperto il piacere della riflessione e della discussione a Londra. Sono tornato a Milano a tentare di metter in pratica una modo di vivere.
All'interno della tua ricerca unisci differenti media espressivi, "appropriandoti" ogni volta di quello adatto per realizzare il progetto a cui stai lavorando. Se dovessi definire e parlare della tua ricerca, come la definiresti? come scegli gli argomenti da affrontare?
Definirei la mia ricerca come erratica, distratta e stakanovista. Mi piacerebbe soffermarmi per più tempo su alcune questioni, ma vengo catturato facilmente da altri eventi e situazioni. Gli argomenti sono molti, in costante rinnovo e per questo tendo a farmi distrarre. Avrei bisogno di un periodo di studio. A parte questo credo che con gli argomenti da affrontare funzioni più o meno così: ci sono una serie di preoccupazioni e attenzioni sempre attive che di volta in volta mutano in base al contesto. Se per coincidenza più sollecitazioni finiscono per alimentare solo alcune di queste preoccupazioni, allora il panorama si restringe a due o tre. Di queste: una probabilmente diventa un argomento di studio, le altre due svaniscono naturalmente. In ogni caso vado sempre dove mi porta il cuore.
Ghe Pronto! è un progetto che parla delle tue origini, una serie di scatti di commensali. Cosa caratterizza questo progetto?
Ciò che per me caratterizza questo progetto sono le relazioni di amicizia e familiarità che ho con le persone fotografate. È di fatto una mappa di affetti. Le stesse persone che, ormai con poca frequenza, incontro in Polesine quando torno e mi fermo per un po'. Oltre a questo, la mia convinzione al tempo che una fotografia fatta con il banco ottico fosse l'unica tipologia di immagine in grado di restituire, scevra di difetti per sua stessa natura tecnologica, la realtà.
Mi racconti in cosa consiste il progetto 16'24''?
1624 consiste nella ricostruzione di una partita di calcio e dell'apparato televisivo spettacolarizzante che la reggeva. La partita è Francia-Germania giocata a Parigi il 13 Novembre 2015, la sera degli attacchi terroristici. Il boato della prima esplosione fuori dallo stadio si è confusa con quella della telecronaca. Non sono stati avvisati i giocatori e la partita è proseguita come nulla fosse. La trasmissione non è stata interrotta. Il progetto riflette su un episodio plateale, al pari delle Twin Towers, e sull'assenza di partecipazione della persona-spettatrice nell'attuale arena politica.
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