martedì 1 giugno 2021

Interview with Nicolò Masiero Sgrinzatto

Nicolò Masiero Sgrinzatto, classe 1992, è artista italiano la cui ricerca spazi fra differenti ambiti e tecniche costruendo macchine e oggetti indisciplinati atti ad aprire o estendere la capacità di risposta ad un sistema. Le sue sculture ed interventi sono volti a porre quesiti, ad incuriosire e "fa avvicinare" lo spettatore affinché li approfondisca e si relazioni con essi. Di seguito l'intervista con Nicolò. 


Chi è Nicolò Masiero Sgrinzatto e qual'è il percorso che ti ha portato a diventare artista? 
Classe ’92. Nato e cresciuto ad Arre, un piccolo paesino di campagna a sud di Padova. Campi, liceo artistico, triennio e biennio di Nuove Tecnologie dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Venezia e una brevissima parentesi alla Scuola di Musica Elettronica presso il Conservatorio C.Pollini di Padova. Ho lavorato per Officine Panottiche + Nuovostudio Factory e attualmente collaboro con Skintxt, laboratorio di design prostetico ed effetti speciali per il cinema. Dal 2020 sono rappresentato da Galleria Ramo di Como. Non ho il dono dell’ubiquità e quotidianamente mi sposto di circa 25/30 km, quindi vivo tra Padova ed Arre. Dal primo anno di liceo fino all’oggi gravito attorno al micro-macro pianeta della musica underground e dell’autoproduzione, principalmente negli ambiti noise, punk, grindcore e nei vari sottoinsiemi di questi. Questo è un sunto strizzato del mio percorso formale. Ciò che mi ha portato ad essere una sorta di intruso, non un artista - termine che ritengo sostenuto, capriccioso e mitologizzante - sono esperienze che mi hanno immerso in campi della conoscenza a me estranei in cui, ancor oggi, mi ci reimmergo rimanendo in apnea. 

Cosa caratterizza la tua ricerca artistica? una parte dei tuoi lavori comprende una serie di sculture "animate", in una più "tradizionale" utilizzi tele e carta per i lavori.
Riscontro la presenza di un forte campo magnetico che mi attrae verso la giostra (nella quale intravedo una possibile allegoria della prestazione), la sfera delle bravate provinciali ed il talento grezzo che la provincia sprigiona. Ossimori e ironia sono motori trainanti dei lavori. 

Vorrei soffermarmi sul tuo lavoro 000 255 000, una scultura site specifiche che hai sviluppato. Come nasce l'opera e cosa la caratterizza?
000 255 000 è uno dei primissimi lavori, è una scultura sonora in ferro a sei canali audio progettata e sviluppata all’interno della residenza Knowvisit nella cornice del festival di Portobeseno. È uno snodo narrativo che suggerisce un confronto tra due mondi apparentemente divisi: quello di natura comunemente inteso e quello tecnologico. L’aspetto fondante della natura è il suo legame con il passato, il primitivo, il principio, per antonomasia è l’habitat dove l’uomo ritorna partecipe di una interiorità dimenticata. Al tempo stesso il suo linguaggio è esterno ed estraneo all’uomo, ha un carattere extraumano difficile da decodificare, come extraumano è l’artificiale, il sintetico, il ricavato, il frutto della tecnologia e la tecnologia stessa. Le corrispondenze, le analogie e lo scambio di sinergie tra le due nature vengono riassunte in una trama di field recordings e suoni di diversi pixel di differenti estensioni - ricavati dalle foto dei luoghi dove sono avvenute le registrazioni su campo - e successivamente interpretati e tradotti in segnali acustici. La tripartizione della struttura identifica le tre aree d’interesse in cui è stata eseguita la documentazione sonora e fotografica: Malga Palazzo, Prà di Gola e il vicino acquedotto. 

Vibravoid è il tuo lavoro per il Art Stays Festival che si tiene a Ptuj, Slovenia. Mi racconti come nasce l'opera e in cosa consiste?
 Vibravoid delinea una condizione di reiterato assoggettamento e lenta distruzione, ogni giorno e all’infinito. Vibravoid è un’esile macchina sonica costituita da una trave lignea di scarto ed un mini pannello fotovoltaico che alimenta un micro vibromotore per cellulari posto all’interno dell’elemento strutturale. L’oscillazione prodotta dal motore viene amplificata dal contatto di quest’ultimo con il legno. L’intensità, la durata e l’attività stessa della vibrazione dipenderà dalla quantità di luce. Durante il picco di irraggiamento solare [il desiderio] attiva la vibrazione al suo stadio massimo. Nella fase opposta [l’abbattimento] la vibrazione sarà flebile o nulla. Nell’intervallo da abbattimento-0 a desiderio-1 la vibrazione accelera e aumenta, nell’intervallo da desiderio-1 ad abbattimento-0 la vibrazione diminuisce fino a scomparire. 

Alla Galleria Ramo, a Como, nel 2020 hai presentato Torbio; in questi giorni partecipi alla bipersonale con Hyun Cho, Risky Hardware, mi racconti le due mostre? come si collocano all'interno della tua ricerca?

Torbio è stata la prima esposizione personale presso Galleria Ramo. Assieme a Federica Mutti abbiamo ragionato sulla sagra come ambiente polveroso e festoso in cui si delinea un turbato stato confusionale simile ad una sbronza di vino rosso della casa! Torbio è una visione ampia e complessiva del luogo dove solitamente le giostre albergano, la sagra. A Risky Hardware è esposto il primo capitolo di Altro Giro, Altra Corsa. In quest’ultimo progetto mi sono concentrato sulla giostra dell’autoscontro, dedicandomi alle chiavi universali che permettono di accedere a giri illimitati e gratuiti. Per possedere tali passe-partout ci sono tre metodi: essere proprietario della giostra, rubare la chiave originale al suddetto oppure creare una protesi di un gettone attraverso l’arte del fai-da-te. Per esempio con colla a caldo e una stecca del gelato, oppure forando il gettone facendoci passare del filo di bava. L’estensione è necessaria in quanto permette di estrarre il gettone prima che la macchina lo fagociti determinando una singola corsa. Possedere la chiave per accedere a giri gratuiti e infiniti significa possedere l’accesso allo scontro e al conflitto continuo, creandolo o subendolo. L’avvio di Altro Giro, Altra Corsa è scattato dopo una conversazione con N.V, un amico operaio che da tredici anni lavora presso una carpenteria pesante della bassa padovana. Dopo una conversazione circa gli ennesimi e reiterati episodi di sfruttamento sul posto di lavoro gli ho esposto lo stato embrionale del progetto. Gli ho chiesto se potevo recarmi alla ditta dove lavora per chiedere un preventivo circa il taglio laser delle lamiere che sarebbero andate a costituire i livelli della singole sculture rappresentanti le chiavi universali. N.V disse che avrei perso solo tempo e, in quel momento, ha deciso di scontrarsi, aprendo il conflitto e decidendo che avrei dovuto inviargli i file di taglio direttamente a lui, che li avrebbe laserati di nascosto e portati fuori nascondendoli legandoseli sul proprio corpo. In quattro mesi ha sottratto circa un quintale di ferro. Senza questa belligerante e perentoria decisione il progetto non si sarebbe avviato in quanto prima vi era la totale assenza di rischio e scontro. N.V non ha voluto una lira in cambio, si è optato per un baratto: per tot chili di ferro sto attualmente ripagando N.V in litri di birra artigianale. N.V del ferro e della fabbrica non ne vuole più sapere, a lui interessa la birra: berla, studiarla, conoscerla e produrla. Tale operazione di scambio è stata siglata con un contratto tra me e N.V accompagnato da una dichiarazione d’intenti che enuncia le giustificazioni del gesto compiuto. Il testo di questi due documenti è stato tradotto in codice binario e successivamente inciso a laser su lamiere di ferro delle dimensioni di un foglio A4. La sequenza di codice binario è un linguaggio che opera in modo on/off come le chiavi universali permettono di aprire e chiudere il circuito elettrico dell’autoscontro. Infine sono stati esposti i biglietti del treno che in occasione dell’inaugurazione della mostra attestavano la presenza in galleria di N.V, in forma segreta e anonima.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...