Nicolò Masiero Sgrinzatto, classe 1992, è artista italiano la cui ricerca spazi fra differenti ambiti e tecniche costruendo macchine e oggetti indisciplinati atti ad aprire o estendere la capacità di risposta ad un sistema. Le sue sculture ed interventi sono volti a porre quesiti, ad incuriosire e "fa avvicinare" lo spettatore affinché li approfondisca e si relazioni con essi. Di seguito l'intervista con Nicolò.
Chi è Nicolò Masiero Sgrinzatto e qual'è il percorso che ti
ha portato a diventare artista?
Classe ’92. Nato e cresciuto ad Arre, un
piccolo paesino di campagna a sud di Padova. Campi, liceo artistico, triennio e
biennio di Nuove Tecnologie dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Venezia e
una brevissima parentesi alla Scuola di Musica Elettronica presso il
Conservatorio C.Pollini di Padova. Ho lavorato per Officine Panottiche +
Nuovostudio Factory e attualmente collaboro con Skintxt, laboratorio di design
prostetico ed effetti speciali per il cinema. Dal 2020 sono rappresentato da
Galleria Ramo di Como. Non ho il dono dell’ubiquità e quotidianamente mi sposto
di circa 25/30 km, quindi vivo tra Padova ed Arre. Dal primo anno di liceo fino
all’oggi gravito attorno al micro-macro pianeta della musica underground e
dell’autoproduzione, principalmente negli ambiti noise, punk, grindcore e nei
vari sottoinsiemi di questi. Questo è un sunto strizzato del mio percorso
formale. Ciò che mi ha portato ad essere una sorta di intruso, non un artista -
termine che ritengo sostenuto, capriccioso e mitologizzante - sono esperienze
che mi hanno immerso in campi della conoscenza a me estranei in cui, ancor
oggi, mi ci reimmergo rimanendo in apnea.
Cosa caratterizza la tua ricerca
artistica? una parte dei tuoi lavori comprende una serie di sculture
"animate", in una più "tradizionale" utilizzi tele e carta
per i lavori.
Riscontro la presenza di un forte campo magnetico che mi attrae
verso la giostra (nella quale intravedo una possibile allegoria della
prestazione), la sfera delle bravate provinciali ed il talento grezzo che la
provincia sprigiona. Ossimori e ironia sono motori trainanti dei lavori.
Vorrei
soffermarmi sul tuo lavoro 000 255 000, una scultura site specifiche che hai
sviluppato. Come nasce l'opera e cosa la caratterizza?
000 255 000 è uno dei
primissimi lavori, è una scultura sonora in ferro a sei canali audio progettata
e sviluppata all’interno della residenza Knowvisit nella cornice del festival
di Portobeseno. È uno snodo narrativo che suggerisce un confronto tra due mondi
apparentemente divisi: quello di natura comunemente inteso e quello
tecnologico. L’aspetto fondante della natura è il suo legame con il passato, il
primitivo, il principio, per antonomasia è l’habitat dove l’uomo ritorna
partecipe di una interiorità dimenticata. Al tempo stesso il suo linguaggio è
esterno ed estraneo all’uomo, ha un carattere extraumano difficile da
decodificare, come extraumano è l’artificiale, il sintetico, il ricavato, il frutto
della tecnologia e la tecnologia stessa. Le corrispondenze, le analogie e lo
scambio di sinergie tra le due nature vengono riassunte in una trama di field
recordings e suoni di diversi pixel di differenti estensioni - ricavati dalle
foto dei luoghi dove sono avvenute le registrazioni su campo - e
successivamente interpretati e tradotti in segnali acustici. La tripartizione
della struttura identifica le tre aree d’interesse in cui è stata eseguita la
documentazione sonora e fotografica: Malga Palazzo, Prà di Gola e il vicino
acquedotto.
Vibravoid è il tuo lavoro per il Art Stays Festival che si tiene a
Ptuj, Slovenia. Mi racconti come nasce l'opera e in cosa consiste?
Vibravoid
delinea una condizione di reiterato assoggettamento e lenta distruzione, ogni giorno
e all’infinito. Vibravoid è un’esile macchina sonica costituita da una trave
lignea di scarto ed un mini pannello fotovoltaico che alimenta un micro
vibromotore per cellulari posto all’interno dell’elemento strutturale.
L’oscillazione prodotta dal motore viene amplificata dal contatto di
quest’ultimo con il legno. L’intensità, la durata e l’attività stessa della
vibrazione dipenderà dalla quantità di luce. Durante il picco di irraggiamento
solare [il desiderio] attiva la vibrazione al suo stadio massimo. Nella fase
opposta [l’abbattimento] la vibrazione sarà flebile o nulla. Nell’intervallo da
abbattimento-0 a desiderio-1 la vibrazione accelera e aumenta, nell’intervallo
da desiderio-1 ad abbattimento-0 la vibrazione diminuisce fino a scomparire.
Alla Galleria Ramo, a Como, nel 2020 hai presentato Torbio; in questi giorni
partecipi alla bipersonale con Hyun Cho, Risky Hardware, mi racconti le due
mostre? come si collocano all'interno della tua ricerca?
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