giovedì 4 gennaio 2024

Interview with Sebastiano Pallavisini



Sebastiano Pallavisini, classe 1999, è artista visivo che lavora Udine e Venezia. La sua ricerca indaga le forme animali e come esse si articolano, una costruzione e decostruzione dei soggetti all'interno delle tele che diventano tridimensionali nei lavori scultorei. Attualmente partecipa alla collettiva Hotel Dieu alla A plus A Gallery con Occhio d’abbiocco legato alla pigrizia. 

Chi è Sebastiano Pallavisini e qual’e il percorso che ti va portato a diventare artista?
Sono nato a Udine il 24 agosto 1999, in famiglia posso dire che ho sempre respirato un’aria favorevole a sviluppare un’attitudine artistica. Ma non so se questo sia determinante, principalmente mi interessa indagare le cose a fondo, e questo misto alla noia, mi ha spinto a disegnare, per crearmi un piccolo mondo. La noia penso sia l’elemento scatenante principale, e il disegnare è la salvezza dalla noia e dal mondo in generale. Ho notato che siamo tutti un po’ disagiati noi pittori, ognuno a modo suo. A disagio con la realtà in cui viviamo intendo e forse troviamo nella pittura un modo per esprimerci e per evadere dalla società, una nostra piccola realtà.

La tua ricerca indaga sulla diversità e la varietà delle forme organiche che prendono forma all’interno dei tuoi lavori; cosa caratterizza questo processo e le tue opere?
Mi sono accorto che ogni volta che credo di averci capito qualcosa del mio lavoro, viene fuori invece che non ci avevo capito niente. La risposta più adatta: è non lo so, ma cercherò ugualmente di spiegare. C’è sicuramente un interesse per le forme animali e come esse si articolano. È un processo caotico, attraverso stratificazioni di più immagini, costruzione e decostruzione di forme animali, cercando di evitare gli stereotipi legati a questi soggetti, cerco di arrivare ad una immagine finale che sia carica di significato e che racchiuda in sè tutto il processo, i ripensamenti e gli avvenimenti che si sono susseguiti sulla superfice pittorica.

Ci sento da un orecchio solo, il Becco, Ruminante e Zio nero sono un corpo di ceramiche che hai realizzato nel 2023, come nascono queste opere e come si inseriscono nella tua ricerca?
A dire il vero ho approcciato la ceramica come passatempo, quasi per gioco, ma lavorandoci ho trovato un terreno interessante su cui sperimentare. Ci sono davvero tante possibilità con l’argilla e l’uso di smalti, engobbi ecc. e i risultati sono sempre inaspettati. Ma sono un dilettante tecnicamente, solo pura fortuna che qualcosa di decente venga fuori. Zio Nero è diverso ancora è Bronzo fuso con la tecnica della cera persa.

Occhio d’abbiocco è il tuo progetto per Hotel Dieu alla A plus A Gallery, come è nato e cosa lo caratterizza?
Occhio d’abbiocco è un lavoro che nasce apposta per la mostra Hotel Dieu, l’idea è venuta da un altro lavoro simile non ancora terminato, e dalla volontà di sperimentare con la cartapesta, un materiale davvero interessante. La caratteristica principale di Occhio d’abbiocco è la pigrizia. la richiesta di fondo della mostra rivolta a noi artisti infatti, in maniera molto semplificata, era che cosa ti porteresti dietro se dovessi rimanere senza casa? Poiché questa prospettiva è molto reale, mi sono detto che non mi porterei niente, un po’ per pigrizia, un po’ per rifiuto di attaccarsi alle cose materiali degli ingombri e di tutto quanto, di cui alla fine possiamo fare a meno, a parte la tana. Mi piacerebbe farmi bastare la mia pelliccia mangiare quello che trovo e vivere in maniera più semplice. Questa prospettiva purtroppo è poco realistica ma cerco di avvicinarmici il più possibile.


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